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Chitarre Resofoniche – il suono del blues

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La liuteria è l’arte di assemblare i migliori legni al fine di ottenere il suono più armonioso ed equilibrato, per permettere al musicista di avere a sua disposizione il miglior pennello per dipingere quell’opera d’arte invisibile che è la musica…. dimenticate quello che avete appena letto oggi parliamo di Resofoniche.

Non che il risultato sperato non fosse lo stesso ma con questo tipo di chitarra la liuteria incontra il mondo della metallurgia generando uno dei più bizzarri strumenti musicali a sei corde della storia della musica moderna.
Potremmo definire le chitarre a risuonatore come uno dei primi strumenti steampunk realizzati.

In realtà come tutte le grandi invenzioni anche la chitarra resofonica nasce per rispondere ad un’esigenza pratica cioè farsi sentire in contesti rumorosi.
Oggi diamo per scontato la possibilità di amplificare la musica ma un tempo non era così.
Le grandi orchestre di fiati non permettevano ai chitarristi di farne parte e il ruolo ritmico e solista era affidato ai suonatori di banjo.
questa situazione era destinata a perdurare fintantoché non avvenne la prima elettrificazione della chitarra allora emersero i grandi solisti come Charlie Christian che contribuirono a ridefinire il ruolo del chitarrista all’interno di una big band.

Ma facciamo un passo indietro nel tempo e nello spazio… la nostra storia comincia in Europa da dove partirono i cecoslovacchi cinque fratelli Dopyera per raggiungere la terra promessa: l’America!
Arrivati intorno al 1927 iniziarono a produrre chitarre Resofoniche fondando la National Guitar. E qui viene fuori la prima questione. La National, produceva risonatori prima della Dobro anche perché la Dobro doveva ancora essere fondata.
Siamo nel 1927, il sud agricolo ha subito i danni di un’alluvione che passerà alla storia e il 1929 è dietro l’angolo, due fatti storici che metteranno a dura prova l’economia e il tessuto sociale americano.

Anche se apparentemente non c’è relazione con la nostra storia di suoni metallici e immigrati cecoslovacchi in realtà questi due fatti incideranno molto negli sviluppi di questa particolare chitarra. Infatti fino al 29 la National, dei fratelli Dopyera aveva realizzato chitarre tipo tricone e solo successivamente si dedicò a modelli più economici a cono singolo che divennero molto diffusi tra i bluesman.

In realtà questo genere di chitarra era stato pensato anche per l’utilizzo nella musica Hawaiana e questo si capisce proprio dalla presenza in catalogo di strumenti a manico quadrato adatti ad essere suonati sulle ginocchia.

Chitarra National a tre coni

Chitarra National a cono singolo

Chitarra Dobro

CHITARRISTI BLUES
CHE HANNO USATO LA RESOFONICA

Molti di voi avranno certamente visto foto di Son House o Bukka White o Blind Boy Fuller con tra le mani una chitarra di metallo National single cone sono sicuramente tutte foto successive al 1929.

BOB BROZMAN

Probabilmente, al di la delle questioni legate al marketing, la National fu restaurata anche dall’intervento di un virtuoso della 6 corde, il grande Bob Brozman.
Musicista caleidoscopico dai molteplici interessi capace di spaziare dalla musica caraibica al ragtime, lalla musica hawaiiana al blues, alla canzone francese, con un’imprevedibile senso ritmico (usava la chitarra come percussione durante i suoi spettacoli). Un vero e proprio esploratore della 6 corde e dei suoni resofonici. Era solito dire riguardo al suo approccio “Usate la musica per esplorare non per esercitarvi!”.
Brozman tra le altre cose ricoprì il ruolo di professore associato al Department of Contemporary Music Studies della Macquarie University di Sydney, dove svolgeva la sua attività di ricerca e teneva lezioni sulla musica etnica nelle isole dell’Oceania.
Aiutò la National a realizzare il modello Baritono tricono.
Morì a soli 56 anni nel 2013.

Il suono della resofonica

Alla base di queste chitarre c’è l’idea che un cono in metallo fatto entrare in risonanza con la vibrazione delle corde producesse un suono di maggior volume. In realtà le caratteristiche di questo suono erano lo scarso sustain, la gamma medio alta, il forte attacco e l’incredibile reverbero. Non si trattava quindi di un suono acustico ma di una cosa mai sentita prima.
Tutto sommato di difficile utilizzo in un repertorio tradizionale.

Di fatto questi strumenti vennero col tempo amati per essere utilizzati con la tecnica slide, di origine Hawaiana, che consisteva nel fare scivolare sulle corde un collo di bottiglia. questa particolare tecnica colmava con il vibrato della slide quel deficit in termini di sustain che era presente nell’utilizzo della tecnica stright.

Ma torniamo a noi, proprio nel 29 John Rudy ed Ed lasciarono la National per fondare la DOBRO che altro non è che l’acronimo di DOpyera BROthers, e ciò avvenne a quanto pare in seguito al rifiuto da parte di National di adottare il cono con sistema Spider proposto dai Dopyera.

Questa nuova creatura chiamata appunto DOBRO fu una amata alternativa alle metalliche National, infatti molti modelli Dobro avevano la cassa in legno, in quanto mancavano le attrezzature necessarie alla produzione dei corpi in metallo ed un suono più dolce, per questo furono molto usati nella musica country.

Cono Biscuit

Tipico delle chitarre a marchio NATIONAL.

Cono Spider

Tipico delle chitarre a marchio DOBRO.

Chitarristi moderni dal suono antico

Diversi chitarristi moderni hanno fatto e fanno uso di questi strumenti, i più autorevoli sono sicuramente Bob Brozman John Hammond, Sonny Landreth, Johnny Winter (Broke Down Engine è un arrangiamento di un brano di Willie McTell nel secondo disco di Johnny), John Mooney, Duane Allman, Mark Knopfler, Rory Gallegher, Bob Brozman (in particolare ha affiancato la National per ritrovare il suono dei suoi strumenti storici).

Non ci è dato sapere se la musica sarebbe rimasta la stessa senza l’avvento della chitarra resofonica ma sicuramente è difficile immaginare Son House senza la sua Duolian.

ALTRE MARCHE

Nel corso degli anni sono aumentate tantissimo le marche aventi nel loro catalogo strumenti resofonici, sia marche storiche come Fender e Kay che new entry come Mule, Regal, Republic, Amistar, Harley Benton, Gretsch, Johnson, ecc. A volte introducendo l’uso di metalli o legni inconsueti per offrire un’alternativa al suono dei modelli classici National o Dobro.

Spesso non si trattava di strumenti di scarso valore, anzi, ma proprio la politica dei prezzi attuata da National ha tracciato una linea di demarcazione tra questi strumenti e quelli della casa americana che partono dai duemila euro in su.

RESOFONICA ELETTRICA?

Col passare degli anni e con l’avvento dell’elettrificazione della chitarra questi strumenti divennero meno diffusi anche se saltuariamente apparivano nei dischi di Guitar Hero come Johnny Winter o Rory Gallagher che li usavano per rievocare atmosfere antiche e stradaiole.
La scarsa diffusione era anche data dall’oggettiva difficoltà di amplificare questo tipo di chitarra, difficoltà a cui le case produttrici cercarono di dare risposta creando strumenti elettrici con risonatore. Nacquero quindi in epoche diverse strumenti ibridi dal suono difficilmente collocabile ma comunque dotato di personalità, ovviamente distante dal suono originale di queste chitarre.

LA TECNICA SLIDE

La tecnica slide è sempre stata molto usata con gli strumenti resofonici, al punto che si da spesso per scontato che questo tipo di chitarre possano essere utilizzate solo così, in realtà benché la musica hawaiana sia uno dei capisaldi per lo sviluppo di questo strumento bisogna ricordarsi il motivo per cui questa chitarra è stata sviluppata cioè farsi sentire nelle Grandi orchestre di fiati al pari del banjo.
A questo va aggiunto il fatto che Christopher Handy sentì per la prima volta un Blues suonato con un coltello fatto scivolare sulle corde di una chitarra (slide) nei primi anni del 900, e questo fa capire che questa tecnica esistesse già da prima dell’invenzione della chitarra resofonica.

Bob Brozman utilizzava spesso la sua National senza slide, tanto per fare un esempio e anche Scrapper Blackwell quando duettava con Leroy Carr.
Ma in cosa consiste la tecnica slide?
Si tratta di utilizzare un tubo di metallo o un collo di bottiglia come una sorta di barrè mobile facendolo scivolare sulle corde, solitamente si tende ad accordare la chitarra in modo da fare si che le corde suonate a vuoto facciano un accordo minore o maggiore, si parla di accordature aperte e ne parlo qui.
Questa tecnica non era molto conosciuta in Italia in quanto il blues da noi arrivò mediato dal British Blues, e probabilmente fu Roberto Ciotti uno dei primi a fare conoscere questo tipo di sonorità nel nostro paese.
Per fortuna col passare degli anni la tecnica slide si è molto diffusa anche in Italia e con essa gli strumenti a risonatore, tra i più interessati chitarristi che da noi utilizzano questa tecnica abbiamo, Ale Ponti, Roberto Luti, Cek Franceschetti, Enrico Sauda, Diego Schiavi, Marco Marchi (Svizzera) ecc..
Proprio ad Alessandro “Ale” Ponti e a Marco Marchi ho chiesto di parlarci della resofonica.

ALESSANDRO “ALE” PONTI


Chitarrista/cantante di Blues e Gospel.
Una vita tra New Orleans e Chicago affinando le sue abilità col finger picking. L’esibizione al Blues Festival di Chicago e i concerti insieme alla leggenda Corey Harris fanno di Ale Ponti uno dei nomi di punta del blues/roots acustico italiano.
Ponti è anche stato Semifinalista all’International Blues Challenge di Memphis.


Ho sempre amato la chitarra resofonica, con quel suono “sgangherato” e meraviglioso, che quasi ricorda le sonorità del banjo e che riflette perfettamente lo spirito della musica popolare americana: autentica, allegramente scompigliata ma anche oscuramente sofferente. La chitarra resofonica è così, è un sorriso malinconico e vero.

La prima che ho avuto è stata una chitarra con il corpo in legno e l’immancabile piatto in metallo con cono in latta, la marca era Dobro, il tipo di ponte era quello chiamato “spider”, cioè con il cono è rivolto verso la tavola della chitarra e il ponte sostenuto da una struttura metallica con la forma di tela di ragno, da cui il nome. Questa struttura le conferisce sonorità delicate e metalliche allo stesso tempo, le quali si avvicinano più alla musica Country e Bluegrass che al Blues e al Ragtime ma non sono mai stato un grande fan di queste distinzioni perchè l’anima della musica americana è la stessa, solo con sfumature diverse.
Mi ha accompagnato in innumerevoli viaggi. Il ricordo più bello che conservo è quello di quando stavo suonando in strada in Salento e dei ragazzini gitani erano rimasti affascinati dal luccichio e dalla trama intricata del piattello in metallo e rimasero ore ad ascoltare quel suono.
Dopo qualche anno la vendetti, anche se a malincuore.
Poco prima di partire per New Orleans comprai una Triolian della National e da allora non me ne se sono mai più separato. La Triolian ha il corpo in metallo e il cono è rivolto verso il fondo della chitarra, col ponte appoggiato sull’apice del cono tramite un dischetto in grafite che assomiglia ad un biscotto della Oreo, da cui il nome di questo modello detto appunto “biscuit”. Questo sistema è sicuramente più adatto al Blues e al Ragtime.
La Triolian, a differenza della Dobro, ha una voce imponente, un volume incredibile, adatto a suonare senza amplificazione anche in luoghi affollati e rumorosi. Il suono è più rotondo e completo rispetto a quello della Dobro, ma questo forse è più un parere personale. Su questa chitarra sono nati alcuni dei miei pezzi che amo di più e che, essendo nati così, risultano quasi insuonabili su una chitarra acustica. Questa è un po’ una caratteristica delle resofoniche secondo me: il loro suono è talmente caratteristico che le canzoni che nascono sulle resofoniche devono essere suonate sulle resofoniche, suonate su una chitarra acustica perdono gran parte del loro fascino. Parafrasando un vecchio detto potrei dire: cio che nasce su una resofonica, rimane nella resofonica.
La Triolian per me significa New Orleans, il Ragtime e il Blues suonati allo Spotted Cat, in Frenchman Street, nei locali di Bourbon Street, del quartiere francese, o sul ponte del Mississippi. Ovunque andassi la portavo con me, come un’amica robusta e sonora, indistruttibile.
Adesso è qui che mi osserva mentre scrivo queste righe e forse pensa “dai piantala di scrivere e suonami”. Credo ascolterò il suo consiglio.
Buona resofonica al lettore.

MARCO MARCHI


Marco Marchi chitarrista svizzero di grande esperienza. Vincitore dello Swiss Blues Award 2022.


Posso dire che il suono della resofonica mi affascina e che mi ricollega con i raga India specie nel blues arcaico.
È affascinante ed è un modo di suonare completamente diverso dal resto del blues,
Ipnotismo.
Trascendental
Misticismo occidentale.
Meditazione.
Il qui e ora.
Ecco quello che posso dire sul mio approccio con la reso.

Concludo con una cosa che mi è capitata a proposito di chitarre resofoniche.
Ecco il mio racconto:

Sono leader di una band che si chiama the Mojoworkers dal 2009.abbiamo praticamente tenuto più di 1000 concerti in 10 anni.in uno di questi si finì a suonare nella città di Torun in Polonia.dopo un paio di concerti si doveva prendere l’aereo per tornare a Zurigo per poi proseguire per Lucerna dove avremo ottenuto un altro concerto. Avendo due strumenti (una chitarra resofonica Regal Tricon ed una chitarra artigianale dalla Germania est dal 1958), decisi di tenere la chitarra con me in cabina mentre la resofonica sarebbe imbarcata in Stiva.
Arrivati all’aeroporto di Zurigo attesi il mio strumento a nastro trasportatore. Quando arrivò lo presi e partimmo per lucerna. Raggiunto il palco aprii la custodia e trovai una “bella sorpresa”: la paletta della chitarra era completamente spaccata in due. Evidentemente dall’aereo l’avevano lanciata letteralmente per terra e chiaramente non può resse l’urto. Fortunatamente c’è un’altra benda prima di me che mi prestò una chitarra che accorderai in “open D” e me la cavai in qualche modo.
Più tardi mi spiegarono che quando ritiri lo strumento dall’aereo prima di uscire dal check out bisogna controllare lo strumento stesso per vedere se è tutto a posto.
Se ci sono problemi la compagnia aerea dovrebbe provvedere al danno, differentemente se si esce dall’aeroporto la compagnia non rispondi più. Questo io però non lo sapevo… Morale della favola. Uno: mai è mettere uno strumento in stiva. Due; controllare sempre lo strumento prima di uscire dall’aeroporto.
un caro saluto a tutti voi!
And keep the blues alive

IO E LA MIA RESOFONICA

Non mi sono mai considerato un chitarrista acustico in senso stretto, e il mio approccio al fingerpiking non è mai stato il centro dei miei sforzi quotidiani.
Nonostante questo ho sempre proposto nei miei live sia con la band che con il mio trio blues brani eseguiti con la resofonica.
Questo perché il mio amore giovanile per Johnny Winter mi ha portato a non escludere mai questo tipo di sonorità.
E se devo fare un bilancio nella mia vita ho fatto più live in acustico che in elettrico.
La mia resofonica è una Johnson comprata usata a Milano non ricordo dove. Non ho mai avuto la disponibilità economica per acquistare National, Amistar, Dobro ecc.
Quello che mi piace di più è la spazialità che esprime. È un modello in ottone e per quanto ne posso capire suona più aperta dei modelli in acciaio che ho sentito che risultano più “stoppati”.
Ho provato diverse scalature di corde, alla fine sono tornato alle 013 perché restituiscono maggior risonanza rispetto alle 016 che in diverse occasioni mi erano state suggerite.

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