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Un uomo chiamato John Mayall

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Ho aspettato a scrivere qualcosa su John Mayall. Argomento troppo accademico e frequentato, ma il suo ruolo nella mia visione delle cose è stato centrale. Ognuno ha i suoi difetti io i miei, anche grossi, uno di questi la passione per il musicista inglese.

Inglesi e blues nella stessa parola mi hanno sempre dato fastidio, perché a parte la lingua, che comunque è diversa, non credo che esista popolo più distante dal blues degli inglesi, chiudo un occhio sugli irlandesi, e toh anche sui napoletani ma con gli inglesi, colonialisti, monarchici, antieuropeisti (ma su questo potrei anche essere d’accordo con loro), faccio molta molta fatica.

Eppure è innegabile come, molti musicisti di quell’isola abbiano influenzato con la loro arte la musica mondiale, affiancandosi culturalmente o ideologicamente alla politica Kennediana che si stava affrancando dal segregazionismo e dalle culture conservatrici, trovando nella nascente musica giovane inglese una delle tante spalle a questa svolta epocale. E’ noto a tutti l’episodio dei Rolling Stone che arrivati in America volevano conoscere Muddy Waters ma il giornalista americano non sapeva chi fosse, e anzi pensava fosse un paese del sud.

Di quella generazione furono tanti gli artisti a lasciare un segno, chi più chi meno originale, ma quello che fece Mayall fu qualcosa di unico e sconvolgente.

Forse il più americano degli inglesi, attento alla tradizione ma anche all’originalità della proposta artistica.

Nella sua band si sono avvicendati i più grandi chitarristi di tutti i tempi creando dischi che ancora oggi sono leggendari.

Spesso inventando sonorità inedite per il blues. La musica di John Mayall ha sempre un qualcosa di artigianale, sembra sempre di sentire l’odore di sigaretta (per non dire altro) delle sala prove si percepisce chiaramente la volontà di stare dentro a una cosa in un certo modo.

Mi ha sempre colpito la presenza in molti album di almeno una cover strumentale di Fredde King, una specie di cameo necessario a cui i chitarristi erano costretti come a firma del loro contratto con Mayall.

A memoria ricordo Hideaway di Clapton, The Stumble di Green, Shan o Zay di Buddy Wighttinton… sempre tanta roba..

John Mayall ha dimostrato come i propri limiti potessero diventare tratti distintivi, dotato di una voce quasi stridula e di un’armonica lontanissima dai virtuosi della West Coast ha comunque saputo furbescamente costruire attorno a se un mondo di suoni credibili e coinvolgente a cui non si poteva restare indifferenti.

Le collaborazioni con gli artisti blues più importanti del pianeta hanno messo il sigillo alla grandezza artistica di questo artigiano del blues.

L’eredità di Mayall consiste soprattutto nell’aver indicato una direzione possibile a chi sente questo universo afroamericano come un media necessario alla propria creatività, pur sapendo che l’origine dolorosa di questo universo non ci appartiene e forse in parte ne siamo complici. La musica in generale deve molto a questo instancabile artista che ci ha lasciato recentemente.

Grazie John! 

 

 

ALBUM
1965 – John Mayall Plays John Mayall 

1966 – Blues Breakers with Eric Clapton 

1967 – A Hard Road 

1967 – Crusade

1967 – The Blues Alone 

1968 – The Diary of a Band Volume One 

1968 – The Diary of a Band Volume Two 

1968 – Bare Wires 

1968 – Blues from Laurel Canyon 

1969 – Looking Back 

1969 – The Turning Point 

1970 – Empty Rooms 

1970 – USA Union

1971 – Thru the Years 

1971 – Back to the Roots 

1971 – Memories 

1971 – John Mayall – Live In Europe 

1972 – Jazz Blues Fusion 

1973 – Ten Years Are Gone (Polydor)

1974 – The Latest Edition (Polydor)

1975 – New Year, New Band, New Company

1975 – Notice to Appear 

1976 – Banquet in Blues 

1977 – Lots of People 

1977 – A Hard Core Package

1977 – Primal Solos

1978 – Last of the British Blues 

1979 – The Bottom Line

1980 – No More Interviews

1982 – Road Show Blues 

2000: Lost and Gone.

2001: Reaching for the blues’.

2006: Godfather of the Blues.

2007 Big Man

1985 – Behind The Iron Curtain 

1987 – Chicago Line 

1988 – The Power of the Blues 

1988 – Archives to Eighties

1990 – A Sense of Place

1992 – Cross Country Blues 

1993 – Wake Up Call

1994 – The 1982 Reunion Concert 

1995 – Spinning Coin 

1997 – Blues for the Lost Days 

1999 – Padlock on the Blues 

1999 – Rock the Blues Tonight 

1999 – Live at the Marquee 1969 (Eagle) live’69

1999 – The Masters (Eagle) live’69+interv.

2001 – Along For The Ride (Eagle/Red Ink)

2002 – Stories (Red Ink)

2003 – 70th Birthday Concert (Eagle) live’03

2005 – Road Dogs (Eagle)

2005 – Rolling with the Blues 

2007 – Live at the BBC

2007 – In the Palace of the King 

2007 – Live From Austin, Texas (13 sept. 93)

2009 – Tough (Eagle)

2014 – A Special Life (Forty Below Records) (nov. 2013)

2015 – Find A Way To Care (Forty Below)

2015 – John Mayall’s Bluesbreakers – Live in 1967 vol. 1 (Forty Below)

2016 – John Mayall’s Bluesbreakers – Live in 1967 vol. 2 (Forty Below) 2017 – Talk About That (Forty Below)

2018 – Three For The Road (Forty Below)

2019 – Nobody Told Me (Forty Below)

2022 – The Sun is Shining Down

 

Bootleg ed edizioni limitate

1969 – Beano’s Boys (bootleg)

1984 – Blues Alive (RCA/Columbia)

1990 – Crocodile Walk

1996 – Bulldogs For Sale (bootleg)

1999 – Mayapollis Blues (bootleg)

1999 – Horny Blues The first 5 years

2000 – Time Capsule (Private Stash) Limited release (archivio privato di J.Mayall 57-62)

2001 – UK Tour 2K (Private Stash) Limited release

2001 – Boogie Woogie Man (Private Stash) Limited release

2003 – No Days Off (Private Stash) Limited release

2004 – Bluesbreaking! 

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