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Andreino Cocco Harptista Blues

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Andreino Cocco. Dedicare un post ad Andreino Cocco è sicuramente un’esperienza interessante e divertente, per tante ragioni. Soprattutto artistiche.

In realtà Cocco è uno di quei soggetti che sfugge ad ogni regola e ad ogni convenzione, è una di quelle persone che smonta il giocattolo dell’arte e lo ricostruisce a modo suo, spesso stupendo per maturità ed integrità.

Benché si tenda spesso a separare la sua opera artistica da quell’attività che lo ha visto su moltissimi palchi per decenni, cioè suonare l’armonica, Cocco inserisce volontariamente o meno le due cose in uno stesso canale creativo.

In realtà, per sua stessa ammissione, questo legame lo sente realizzato nel suo periodo pittorico più figurativo, questo per diverse ragioni, che hanno a che vedere con l’utilizzo dell’armonica come strumento che imita i suoni della realtà. Pare infatti che Cocco interpreti la pittura figurativa come un filtro che reinventa il visibile come l’armonica un filtro che reinventa l’udibile.

L’attenzione all’aspetto”rumorologico”, per usare un neologismo Russoliano, dell’armonica da parte di Cocco ha risvolti sorprendenti, benché egli parta da un’analisi delle citazioni calssiche quali il treno o la caccia alla volpe arriva poi a sviluppare temi come “la zanzara” e pensate un pò…”la Ferrari” in cui l’armonica imita il rombo delle F1 all’autodromo.

Il blues, genere espressionista per eccellenza, genere povero per eccellenza, trova nella pittura espressionista di ispirazione Vedoviana, e nell’utilizzo di materiali di recupero il suo alterego naturale.

Spesso usa stoffa recuperata e sacchi di Jiuta, materiale che rievoca la sua infanzia nei magazzini del padre commerciante di stoffe.

I personaggi Freak che Cocco rappresenta, potrebbero essere stati fotografati da Diane Arbus in qualche vicolo di Greenwich Village oppure usciti dalla penna di qualche scrittore ottocentesco..oppure appartenere a quel mondo fatto di sorrisi sdentati, voodoo e ossa di gatto nero che è il variegato universo del blues.

Non sapremo mai se il blues per Cocco è necessariamente legato alla sua rappresentazione pittorica, certo è che l’attenzione per la ricerca e in qualche modo il voler dare una rappresentazione visiva a questo mondo è per lui un tema ricorrente.

C’è però una nota dadaista in tutto questo, c’è qualcosa di giocoso, quel voler stare fuori dalla troppa serietà e dal dolore che il blues porta con sé, quel qualcosa che stacca il legame tra musica e contenuti e ribalta il gioco su un fatto estetico irriverente ed divertito.

Appaiono episodi come macchina da scrivere Olivetti + Armonica, o progetti creativi come Patatrac.

Ho conosciuto Andreino Cocco quando girava in coppia con il compianto Raffaele Bisson (Cocco&Bisson Enciclopedia della Musica e del Blues, edizione arcana 1993).
Cocco conobbe Bisson a fine anni 70 e fu proprio Bisson a far scoprire all’armonicista i maestri del genere come Sonny Terry e Little Walter, d’altronde Bisson era già un grande esperto e conoscitore di musica blues, a lui molti veneti debbono l’aver aperto le porte alla conoscenza della “musica dei mori”, insieme erano davvero una cosa unica, si completavano perfettamente.

Portai la coppia in alcune rassegne nel ravennate e li seguii poi nelle loro esibizioni al Delta Blues di Rovigo e in altre occasioni.

Con loro il verbo del pedemontano blues “diventava carne”.

Lo stile di Sonny Terry credo che abbia in Andreino Cocco uno dei migliori rappresentanti italici ma nonostante questo l’armonicista sentì il blues per la prima volta dall’inglese John Mayall.

Purtroppo Bisson ha lasciato questa terra troppo presto (2011) e tutti gli appassionati di blues hanno perso molto.

 

Una collaborazione degna di rilievo fu quella con un giovanissimo Paolo Venturi, Cocco suonò con lui dal 2004 al 2010, aiutando a farlo conoscere nel “giro buono” del blues (RootsWay festival, Ameno Blues. Rapperswil, Imola in Musica  per merito dei Fratelli Costa – Red e Renzo), poi Venturi cominciò a muoversi e a brillare come noi tutti sappiamo, di luce propria.

Una curiosità è appunto che uno dei primi live di Venturi fu proprio insieme a Bisson, Bertolin e Cocco al teatro di Cittadella si Padova.

Nonostante praticamente il 100% dell’attività musicale di Andreino Cocco sia all’interno del blues a metà anni 80 si esibiva con un gruppo punk i Vendicator.

Benché di origine vicentina, Cocco è da molti anni residente a Bologna dove occupa un posto di rilievo nel circuito locale, non è raro incontrarlo con il fido cane Sonny Boy ai concerti nei vari locali della città emiliana. Spesso ha con sé un armonica. Questa potrebbe essere una buona occasione per sentire uno dei più grandi armonicisti di Delta Blues Italiani.

Sempre attivo, il 30 giugno 2023 uscirà un nuovo CD con taglio ElectroBlues intitolato ArmonicaDance per Bloos records in collaborazione con Gianluca Caselli! Da non perdere!

 

Foto Mssimo De Rosa

Nato a Cassola (VI) nel 1956, si diploma nel 1979 all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Corso di pittura di Emilio Vedova di cui è allievo e collaboratore.
Nel 1979 forma con Raffaele Bisson il primo esempio di duo acustico di blues.

MANUALE PER ARMONICA

Forse non tutti sanno che Andreino Cocco ha prodotto un manuale per armonica in cui letteralmente illustra le tecniche per suonare il Mississippi Saxophone, una vera e propria rarità che omaggiava agli armonicisti che incontrava.

LA GRAFICA DI BREAK DOWN

Nota personale: nonostante abbia suonato diverse volte insieme ad Andreino Cocco pure io, fu in veste di grafico che aiutai l’armonicista nella realizzazione del CD Break Down. In quell’occasione Cocco divertito ricorda mia nonna che in apprensione per il troppo lavoro del nipote bacchettava l’ironico armonicista che non lasciava riposare il ragazzo nemmeno la domenica. E’ uno sfottò che ancora adesso a distanza di 20 anni Cocco ama rievocare mannaggia.

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